QPietrod...archi Ensemble "Da Roma a Buenos Aires"

Palacultura Antonello - sabato 27 ottobre ore 18

Concerto 27 ottobre 2018 tel. 090 311799
 


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VINCENZO BELLINI

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Scattano strane magie, quando suona il PIETROD…ARCHI ensemble. Sfrigolano cortocircuiti temporali (passato contro presente; il futuro appena svoltato l’angolo). Partono subitanei illusionismi sonori. Ci sentiamo risucchiati nel gorgo sonoro. In che macchina del tempo siamo entrati? Davanti a tutti, il vulcanico e tentacolare Mario Stefano Pietrodarchi, fisarmonica e bandoneon quasi inevitabili prolunghe del suo corpo, che ordina, obbedisce, reagisce, dialoga. Attorno a lui, il Quintetto della Royal Academy di Londra. L’ascoltatore potrà verificarlo fin dalle prime note: qualcosa sta accadendo ora, eppure avverti un profumo di storia, sentore di tradizione, e pure intuisci profezie di un domani immediato: ci troviamo alternativamente proiettati in un “qui-e-ora” e in un “altrove”. In bilico fra l’umile realtà fonica – innamorata, sovranamente cantabile, carnale e terrestre – proveniente dallo strumento a mantice, e la nobile astrazione – carica di tradizione, vellutata, sognante, immateriale – realizzata dai cinque archi. (E’ superfluo specificare come i ruoli possano essere invertiti e/o mescolati a piacere).

Il progetto sonoro PIETROD…ARCHI è innovazione e temerarietà. Temerarietà perché l’ascoltatore intravede scorci di natura visionaria, assaggia come in sogno pezzi di un al di là non immaginato, qualcosa di scattante, attuale, teso, aurorale. Poi avverti subito una forte volontà di teatralizzazione, connaturata alla prepotente musicalità di Pietrodarchi (come ben conosce chiunque lo abbia visto almeno una volta in azione): la sua vitalità è incontenibile e appare quasi travolta da un’unica ondata spumeggiante di felicità. C’è un sano desiderio di partecipazione all’intera sostanza dell’essere, una necessità interiore, germinante, sorgiva, da cui tutto prende vita. C’è la volontà di lasciarsi invadere dalla realtà. Cantare il mondo per custodirlo, per dargli rilievo, per ricordarlo.
Ma c’è anche dell’altro: è presente una forza misteriosa eppur evidente, un’intensità biologica e sentimentale che affiora in continuazione; c’è la tranquilla certezza di chi abbia vissuto, sofferto, assimilato in profondità quelle pagine che sta suonando per noi. Trovi una tensione debordante, che pare dribblare definitivamente ogni minimalismo, ogni restrizione formale, che agisce fuori da ogni parsimonia e risparmio.

PIETROD…ARCHI afferma una sostenutezza inclusiva potente, affamata di vita. Un tono muscolare deciso. Una tenuta di fiato che non molla. Si verifica lo slittamento dall’ora al per sempre. Il progetto desidera mostrare la carica di esperienza (umana: di bellezza, di emozioni, ragioni, ordine, geometria, rispondenze, immaginazione) che le musiche scelte dal gruppo contengono nel loro nocciolo più segreto. Mario Stefano Pietrodarchi è esperto di musica perché è esperto di sé. Ciò significa, in primis, mettere in crisi luoghi comuni e impalcature che acriticamente si accettano. La fisarmonica è uno strumento popolare? Lui la rende strumento di incantesimi, di distanze e di sanguinosi corpo a corpo, giardino di fiori di cuoni splendidi e profumatissimi. Nell’immaginario collettivo, bandoneon significa solo tango? Pietrodarchi scova altre rarità, dissotterra antiche e diverse radici, reinventa per il suo fedele strumento ad ance una pronuncia di primo grado, modellata su primari impulsi organici. Commissiona brani originali, scritti appositamente per PIETROD…ARCHI da compositori d’oggi, italiani. Ostenta con orgoglio nuove invenzioni di Roberto Molinelli, Andrea Scarpone, Germano Mazzocchetti, Enrico Blatti, solide colonne della musica italiana contemporanea.
Troppo spesso si è ripetuto che la musica d’oggi è una specie di Himalaya: se non sei attrezzato adeguatamente non potrai mai scalare quelle vette inaccessibili. Questo ha creato eccessive paure, ritrosie, imbarazzi. Ha allontanato le giovani generazioni dalla bella musica e le ha consegnate in pasto alla barbarie. Altre volte si è rinchiusa la grande musica in parchi protetti, quasi riserve indiane per pochi tristi specialisti. Chi abbia assistito a un concerto di PIETROD…ARCHI sa invece che in quegli spettacoli accade qualcosa: la vita torna a far parlare di sé, accade, ha luogo. Avviene. Si fa musica sempre in tre: chi scrive, chi suona e chi ascolta; come ricordava il poeta Davide Rondoni, citando un letterato americano, “tutto è possibile se sei abbastanza uomo”.

 


Mario Stefano Pietrodarchi è “abbastanza uomo”: vuole dire qualcosa di personale e di nuovo. Ha riscosso successi in giro per il mondo, al fianco di Orchestre quali Sinfonica Abruzzese, Filarmonica Marchigiana, Armenian State Chamber Orchestra, Orchestra Slesiana (Polonia), Bielorussian State Chamber Orchestra, e altre ancora. Adesso sta realizzando un sogno ancora più ambizioso: lavorare stabilmente con una piccola orchestra d’archi e pianoforte, numericamente ridotta ma potenzialmente completa, per inventare, divertirsi, procuraci godimento. Una strada vergine, una via non ancora tentata, un repertorio fresco d’inchiostro; rileggere in chiave moderna, piacevole, inaudita, i frammenti di verità presenti nella musica popolare italiana, nel ricco patrimonio dimenticato delle differenti realtà territoriali del nostro paese.

La musica è sempre frutto di un incontro. Non è mai un testo fissato una volta per sempre, un progetto, un’idea nata a tavolino. E’ un avvenimento che introduce al continuo rinnovarsi della vita. Raccoglie la realtà. Entra in rapporto con l’altra persona, in una direzione tendenzialmente infinita, che ha un punto di fuga misterioso dentro. Assomiglia a un rapimento, invece è frutto di una disposizione assoluta all’ascolto. E’ questa la portata della sfida lanciata da Mario Stefano Pietrodarchi, i membri del sestetto, i compositori coinvolti, sono disposti a lasciarsi attraversare da quel fiume di vita che scorre fuori dalle nostre quattro mura. Anche noi ascoltatori accetteremo una simile sfida?

 

PIETROD…ARCHI ensemble

Mario Stefano Pietrodarchi Fisarmonica e Bandoneon
Quintetto d’archi della Royal Academy di London

André Gaio Pereria violino
Charlie Brookes violino
Dominika Rembowska viola
Annabelle Oomens violoncello
Harry Atkinson contrabbasso

Programma

Ennio Morricone (1928)
- Three Themes

Roberto Di Marino (1956)
- Concerto per Bandoneon e Orchestra d'archi
2. Adagio, 3. Presto

Astor Piazzolla (1921-1992)
- Oblivion,
- Adiós Nonino,
- Milonga del Angel,
- Le Grand Tango,
- Violentango,
- Libertango

 


 

 


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Palacultura Antonello
sabato 20 ottobre ore 18

ROBERTO CAPPELLO pianoforte

 

Musiche di Beethoven, Gershwin


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Ciclo "Musica e Filosofia"
Il suono dell'Istante:
Friedrich Nietzsche e la musica

CLAUDIA CARISTI soprano
CESARE NATOLI pianoforte

Musiche di Friedrich Nietzsche

Palacultura Antonello
sabato 17 novembre ore 18

FEDERICO COLLI pianoforte

Musiche di Scarlatti, Beethoven, Mussorgsky

Sala Sinopoli Teatro Vittorio Emanuele
venerdì 23 novembre ore 18

ELEONORA & BEATRICE DALLAGNESE pianoforte a 4 mani

Musiche di Chopin, Saint-Saëns, Debussy, Mendelssohn

 
 

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